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Le altre tappe del viaggio:  1. (1969-1983) - 2. (1984-1988) - 4. (1997-oggi)    


 

(1989-1996)  

3. Ingegneria

 

Da una analisi, da me personalmente condotta, su un campione (a dir il vero, poco) significativo di studenti universitari della mia generazione, posso tranquillamente affermare che, a parte rari casi di conclamata genialità alla Einstein, tutti, prima o poi, hanno incontrato uno o più periodi di difficoltà nel proprio percorso accademico.

Tutti hanno avuto quell'anno (o più) in cui hanno prodotto meno del necessario, hai "il freno a mano tirato", e per una serie di motivi, tutti personali (adattamento alla città, amori adolescenziali, problemi in famiglia, e chi più ne ha...), hanno perso il grip finendo con l'accumulare qualche ritardo sul tempo prestabilito.

Questo mio studio approfondito è il primo cavallo di battaglia per la difesa del trascorso universitario leggermente più lungo del previsto.
Il secondo (e ultimo) è che il tempo da me impiegato è assolutamente in media con la durata degli altri studenti di Ingegneria.

E, analizzando il mio percorso a Ingegneria, prima (ahimè) Elettronica e poi Gestionale, si evince che il mio periodo buio è stato decisamente all'inizio. 
Non entrerò nei dettagli dei motivi che hanno impedito a me, e al nuovo fidato compagno di viaggio e di merende Michele, di avere da subito quel grip necessario per essere efficienti ed efficaci nel corso di studi.

Il vero cambio di marcia è comunque coinciso con il passaggio a Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano (e forse anche con l'arrivo di una persona speciale, grazie Guess!). 

Correva l'anno 1992.

Ed è un anno che si ricorda.

Per la fine (traumatica) della prima vera storia d'amore adolescenziale (con l'inizio, come dicevo poc'anzi, di una ancora più bella) e per un brutto incidente in motorino.

Il 14 Febbraio, da single, dopo aver spedito rose rosse a tre amiche single, tornando a casa in motorino, imboccando una strada in senso vietato (di fronte al Bar Cecchi), sentendo le urla di un bambino, mi volto un istante per guardare, mentre il fido Piaggio SI ("te ghè l'è il SI") continua la sua corsa.

Corsa che termina violentemente contro una macchina proveniente in senso opposto.

Il parafango del motorino rompe il fanale della macchina che in qualche modo mi provoca un ampio e profondo taglio sulla gamba sinistra, poco sopra al ginocchio.

Tanto profondo da recidere anche parte del muscolo, il vasto mediale.

In ospedale, dopo una disinfezione atrocemente dolorosa, riesco a trovare la forza di chiedere, scherzosamente, all'infermiere di turno, di fotografare il danno a futura memoria.

Dopo 5 minuti, il novello Oliviero Toscani torna con tanto di macchina fotografica ed esaudisce la mia richiesta.

Per i non impressionabili (dico sul serio, se avete problemi con il sangue, non cliccate sul link che segue), il reperto è visionabile. 

Come sempre, nelle difficoltà si vedono i veri affetti.

Il mese di convalescenza non è stato poi tanto drammatico proprio grazie a genitori e amici e al loro costante affettuoso abbraccio.

Emblema di questo affetto è stato il regalo degli amici più cari quando ancora ero in ospedale.
Il quel periodo, prima dello schianto, il single aveva addocchiato una bella ragazza che avrebbe voluto conoscere. 

Uno dei primi giorni di convalescenza in ospedale, vedo arrivare gli amici, che spingono un grande scatolone di cartone, dal corridoio fino al cospetto del mio letto.

E dentro c'era lei, Michela M., in quei giorni la ragazza dei miei sogni.

L'amore sognato non è poi mai sbocciato, ma tanto di cappello agli amici, all'idea, alla realizzazione, al pensiero  per me. Grazie ancora. Anche a Michela (che ora è sposata con un figlio), per l'essersi prestata.

 

Le goliardia non si è certo sopita con l'avvento dell'università. Anzi.

La partecipazione alla famigerata festa delle matricole (primo sabato di Aprile, in cui alcuni studenti universitari del primo anno avevano l'obiettivo di impedire l'inizio regolare delle lezioni degli studenti del liceo), costante negli ultimi tre anni di liceo, ha il suo culmine e apice proprio nell'Aprile del 1992 (quindi ben oltre il limite in cui si può essere considerati matricola). 

Megafono e il redivivo SI sono gli strumenti che mi permettono di registrare le prime prove di leadership. 

Leadership conquistata sul campo proprio grazie al megafono, strumento sconosciuto alla gran parte della cinquantina che mi seguiva, e che rimaneva incredibilmente in totale balia degli ordini che impartivo non secondo un piano preciso ma in base al momento. 

Ricordo la stupenda giornata di primavera, in giro per le scuole di Verona; il SI era il mio cavallo bianco, e il megafono mi aveva regalato il ruolo di Napoleone seguito dai suoi cinquanta soldati su altrettanti cavalli motorizzati.

Scortati dalle forze dell'ordine che chiudevano uno o forse anche entrambi gli occhi su qualche infrazione al codice della strada, lasciandoci godere il nostro piccolo momento rivoluzionario.

Il momento di gloria viene poi sancito da un articolo sul giornalino degli studenti, dove il "capo delle matricole" appare anche in foto, con la feluca nera da Ingegnere e il suo strumento di comando.

 

 

Sempre in questo intenso Aprile, galeotta fu la settimana Pasquale fuori porta.

Ripresomi, con il vasto mediale in grande recupero, si va in Sardegna con l'amica Guess.

E si torna in continente con un cartello di Porto Cervo e la morosa Guess.

 

Al Politecnico di Milano, oltre a recuperare parte del terreno perduto, mi sono anche preso alcune soddisfazioni: ben tre 30, in Organizzazione Aziendale, Statistica e in Economia delle Aziende e Organizzazioni pubbliche, quest' ultimo, corso ed esame sostenuti in Bocconi (grazie ad un gemellaggio fra i due atenei).

Alla fine degli esami (ma già nell'ultimo anno) la voglia di concludere questo capitolo era tale e tanta che qualsiasi scorciatoia o percorso abbreviato era gradito.

Il nome magico è Progetto Standard.

Ovvero: ci sono i più bravi, quelli con la media altissima che puntano al 100/100 e lode che scelgono di intraprendere il percorso "Tesi di ricerca" che garantisce fino a 8 punti di aggiunta rispetto alla propria media esami finale.

Poi ci sono quelli che hanno una media discreta, ma non arriverebbero mai al 100/100 ma vogliono comunque laurearsi a pieni voti (90/100). Costoro scelgono di fare la "Tesina" che arriva a conferire fino a 5 punti.

Infine ci sono i Dome, quelli che non vedono l'ora di arrivare a prendere il primo stipendio per non pesare oltremodo sulle finanze dei parents, che non hanno assolutamente velleità di media o voto finale.

Per questa specie di Ingegneri di terza classe (come direbbe De Gregori) è stato inventato il Progetto Standard.

Punti in palio: solo 2.

Una sorta di maxi-esame scritto su due materie del triennio, scelte a sorte il giorno stesso fra cinque possibili (ovvero devi comunque essere preparato su cinque).

Con il grosso vantaggio che, chi si sente preparato negli esami del triennio, in una sola giornata può laurearsi.

E così, superato l'esamone (quasi come il Piave) il 24 Maggio 1996, mi presento alla sessione di laurea di Ottobre per registrare il mio voto.

Con me ci sono i fieri genitori, morosa e gli amici più cari, Ale e Jan.

 

                           

 

Nonostante i 30 e qualche altro decente  voto Milanese (26 in Gestione della Produzione, 25 in Gestione Aziendale, 25 in Marketing), la mia media pagava i primi stentati anni a Bologna e Padova.

Il calcolo matematico non lasciava scampo: un triste 78,43 (sottolineo, su 100 non su 110) a cui andava aggiunto l'ignoto risultato dell'esamone di Maggio. Le esperienze dei vecchi Ingegneri che c'erano passati davano per molto severi i professori nelle correzioni e l'ottenimento dei 2 punti molto difficile.

Indipendentemente dal voto i festeggiamenti sono degni della miglore laurea goliardica veneta.

 

 

Con questo look e presentandosi come un povero Ingegnere, appena laureato e frustrato perchè non troverà lavoro, giro per tutti i negozi di Corso Concordia chiedendo un piccolo presente di solidarietà.

In Farmacia, facendo presente la condizione di Ingegnere nerd in astinenza chiedo in dono una scatola di preservativi. Il farmacista, sensibilizzato dal problema, sparisce dietro il bancone e mi recupera una confezione scaduta...

Ma la cerimonia di proclamazione deve ancora venire...

 

15 Ottobre 1996.

Ore 15.00 circa.

Politecnico di Milano.

Aula T23 al trifoglio, gremita di quasi Ingegneri più o meno nerd (con tutto l'affetto di chi fa parte della categoria) e di loro familiari carichi di gioia e orgoglio per il traguardo tanto sofferto dai loro cari.

Un professore, a me ignoto, legge ad uno ad uno i nomi e i voti dei laureati.

La folla applaude, pacatamente, ad ogni proclamazione.

Dopo un pò di nomi, il proclamatore fa notare che fermarsi per gli applausi ad ogni nome, allungherebbe la cerimonia fino alle calende greche.

La massa si adegua e da quel momento applaude, timidamente, solo i 100/100 e lode.

I nomi dei neo-ingegneri si susseguono lentamente.

Nell'angolo basso della sala, il Dome, acconciato per l'occasione dal barbiere di fiducia Jan con una improponibile riga in mezzo, attende trepidante di conoscere il numero che gli destinerà il gruppo di probiviri che hanno corretto la sua ultima prestazione al Politecnico nel giorno di Bixio.

Non è ovviamente una questione di prestigio quanto forse di orgoglio o anche solo di numeri perfetti.

Va bene non avere velleità di voto, ma terminare con un imperfetto 79 o con un magico 80 non è proprio la stessa cosa.

Da qui la trepidazione del quasi Ing. in disparte nella sala.

Quando la platea inizia ad essere un po' annoiata della monotonia della cerimonia, il Professore proclama: "Clementi Domenico, 80".

L'urlo (perché di vero e proprio urlo trattasi) dell'Ingegner Clementi riempie la sala in ogni suo angolo e scatena il boato della folla in totale delirio per l'atto di gioia rivoluzionario.

Applausi a scena aperta modello Fantozzi Corazzata Potëmkin.

L'Ing. Clementi se li gode solo in parte perchè nel momento dell'urlo ha già preso l'uscita per andare a inginocchiarsi in rincorsa nell'atrio delle Trifoglio, modello festeggiamento gol decisivo del Campionato del Mondo.

Anni di sofferenze, notti sui libri, diottrie perse, ansie pre-esame, fotocopie di dispense, code in segreteria, sottolineature di libri, finalmente ripagati. 

Con la ciliegina 80 tanto desiderata negli ultimi mesi.

 

(Evvaiii con l'80 !!!! - Video)

Me lo sono chiesto più volte e probabilmente, se potessi tornare indietro, certo non mi iscriversi a Ingegneria Elettronica ma punterei direttamente su Gestionale. O forse anche una bella e sana Economia e Commercio o Economia Aziendale che mi avrebbero reso la vita più semplice in quegli anni.

 

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Queste pagine sono dedicate:

 

Ai miei genitori. Alla Mamota e al Babbo.

Grazie ai quali sono quello che sono e sono felicemente arrivato a questo punto del viaggio.

                                                               


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Last update: sabato 26 Dicembre 2010 14.45